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Il Palazzo Reale di Napoli : le dimensioni sono quelle di una reggia, si affaccia maestoso sull'attuale Piazza del Plebiscito, fu costruito nel 1600 da Domenico Fontana[1], su commissione dell'allora viceré conte di Lemos. Esso avrebbe dovuto ospitare il re Filippo III di Spagna, atteso a Napoli con la sua consorte per una visita ufficiale che non avvenne mai. Il palazzo divenne la residenza dei viceré spagnoli e poi di quelli austriaci ed, in seguito, dei re di casa Borbone. Dopo l'Unità d'Italia fu eletta residenza napoletana dei sovrani di Casa Savoia.Durante gli anni 1806-1815 fu arricchito da Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte con decorazioni e arredamenti neoclassici, provenienti dalle Tuileries; fu danneggiato da un incendio nel 1837 e successivamente restaurato dal 1838 al 1858 per mano di Gaetano Genovese che ampliò e regolarizzò, senza stravolgerla, l'antica fabbrica.
La Piazza del Plebiscito di Napoli (già Largo di Palazzo o Foro Regio) fu per secoli uno slargo irregolare, dove si svolgevano le feste popolari attorno alle cosiddette macchine da festa, che venivano periodicamente innalzate da grandi architetti (famose quelle di Ferdinando Sanfelice e di Francesco Maresca).Solo dall'inizio del Seicento in poi fu gradatamente "regolarizzata", anche a causa della costruzione del nuovo Palazzo Reale, opera di Domenico Fontana. A questa graduale trasformazione si successero, dalla metà del Settecento in poi, degli interventi sempre più radicali, attuati dagli architetti che lavoravano sul vicino Palazzo Reale
Castel Nuovo, meglio noto come Maschio Angioino, è uno dei simboli della città di Napoli. Domina la scenografica piazza Municipio.Il castello è sede della Società napoletana di storia patria e del Comitato di Napoli dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, ospitato nei locali della SNSP. Nel complesso è situato anche il Museo civico della città di Napoli, cui pertengono la Cappella palatina e i percorsi museali del primo e secondo piano.La sua costruzione si deve all'iniziativa di Carlo I d’Angiò, che nel 1266, sconfitti gli Svevi, salì al trono di Napoli e Sicilia e stabilì il trasferimento della capitale da Palermo alla città partenopea.La presenza di una monarchia esterna aveva impostato l'urbanistica di Napoli intorno al centro del potere regale, costituendo un polo urbanistico alternativo, formato dal porto e dai due principali castelli ad esso adiacenti, Castel Capuano e Castel dell'Ovo. Tale rapporto tra corte regale e urbanistica cittadina si era manifestato già con Federico II, che nel XIII secolo, nello statuto svevo aveva concentrato le maggiori attenzioni sui castelli trascurando affatto le mura cittadine. Ai due castelli esistenti gli Angioini aggiunsero il principale, Castel Nuovo, che fu non solo fortificazione ma soprattutto la loro grandiosa reggia.
Il Museo archeologico nazionale di Napoli (MANN) è ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere che espone, principalmente quelle di epoca greco-romana. L'edificio che attualmente ospita il museo, la cui costruzione fu iniziata nel 1585, rappresenta anche una rilevante testimonianza architettonica: infatti è uno dei maggiori palazzi monumentali di Napoli.Il Museo è costituito da tre-quattro nuclei principali: la Collezione Farnese (costituita da reperti provenienti da Roma e dintorni); le collezioni pompeiane (reperti provenienti da Pompei, Ercolano, Stabiae ed altri siti antichi dell'area vesuviana, facenti parte soprattutto delle collezioni borboniche); altri reperti facenti parte di collezioni minori acquisite o donate al museo (p.es. la collezione Borgia, la Santangelo, la Stevens, la Spinelli, ecc.); infine reperti provenienti da scavi effettuati nell'area di competenza della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta (sezione Preistorica, Cumana, Pithecusae, Neapolis, ecc.) di cui il Museo fa parte.
Spaccanapoli è un'arteria viaria del centro storico di Napoli ed è una delle vie piu animate della città.Il nome deriva dal fatto che divide nettamente la città tra il nord e il sud seguendo l'antico tracciato del decumano inferiore (il più vicino al mare) del sistema di decumani e cardini del Centro Antico. Il decumano centrale (Via dei Tribunali) e quello superiore (Via dell'Anticaglia) non hanno mantenuto l'intero sviluppo dell'epoca greco-romana, a seguito di successivi interventi urbanistici.Spaccanapoli si suddivide in tre spezzoni:Via Pasquale Scura che parte dalla cima dei Quartieri Spagnoli;Le vie San Biagio dei Librari e Benedetto Croce che corrispondono all'antico tracciato viario di epoca romana e greca;Una parte di Forcella.
Il centro storico decumani dove è sorta Neapolis. In quest'ultimo in particolare, sono presenti obelischi, monasteri, chiostri, circa 30 musei, le note vie del presepe, catacombe, scavi archeologici all'aperto e sotterranei con resti romani e greci compreso l'anzidetto teatro, statue e bassorilievi, fregi monumentali, colonne medievali a reggere antichi palazzi storici. Il centro storico di Napoli, inoltre, è caratterizzato dalle sue chiese (più di 300) con il relativo tesoro artistico contenuto al loro interno (fra i principali: Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sammartino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago), nonché sepolcri e tombe dei governanti che si sono susseguiti a capo della città durante i secoli.
Il Castel dell'Ovo (Castrum Ovi, in latino), dopo il Castel Capuano è il più antico della città di Napoli ed è uno degli elementi che spiccano maggiormente nel celebre panorama del Golfo.Il suo nome deriva da un'antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio - che nel medioevo era considerato anche un mago - nascose nelle segrete dell'edificio un uovo che mantenesse in piedi l'intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.Il castello sorge sull'isolotto di tufo di Megaride (greco: Megaris), propaggine naturale del monte Echia, che era unito alla terraferma da un sottile istmo di roccia. Si ritiene che sia stato quello il punto d'approdo dei cumani che, giunti nel VII secolo a.C., avrebbero fondato il primo nucleo di Palepoli, la futura Napoli.
La Certosa di San Martino è tra i maggiori complessi monumentali di Napoli; costituisce, in assoluto, uno dei più riusciti esempi di architettura e arte barocca insieme alla Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro. Essa è situata sulla collina del Vomero.Nel 1325, Sulla sommità del colle, Carlo duca di Calabria, primogenito di Roberto d'Angiò, fece erigere il monastero. I certosi entrarono nel monastero nel 1337 e la chiesa nel 1368 fu consacrata sotto il regno di Giovanna d'Angiò. Alla fine del XVI secolo la Certosa subì un rimaneggiamenti e ampliamenti in stile tardomanierista e Barocco. I lavori vennero affidati dal 1589 al 1609 al Dosio; Dal 1618 al 1625 la direzione del cantiere passò a Giovan Giacomo di Conforto; 1623 al 1656 passò a Cosimo Fanzago che lasciò la sua impronta artistica. Nella prima metà del XVIII secolo i lavori passarono al Tagliacozzi Canale e al Vaccaro. Nel 1799 i certosini vennero cacciati per giacobinismo, ritornarono nel 1804 e dopo un po' vennero di nuovo espulsi; nel 1836 vennero di nuovo riammessi e infine espulsi definitivamente nel 1866.Il museo di San Martino fu aperto al pubblico a Napoli nel 1866, all’indomani dell’Unità d’Italia, dopo che la Certosa inclusa tra i beni ecclesiastici soppressi, fu dichiarata monumento nazionale. Per volontà dell’archeologo Giuseppe Fiorelli gli ambienti furono destinati a raccogliere in un museo testimonianze della vita di Napoli e dei Regni meridionali (Regno di Napoli e Regno di Sicilia prima e del Regno delle due Sicilie dopo).
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1Collezione Orilia
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2 Sezione Navale
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3 Sezione dei ricordi storici del Regno di Napoli
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4 Sezione napoletana
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5 Sezione topografica napoletana
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6 Pinacoteca
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7 Sezione ricordi della certosa
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8 Sezione teatrale
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9 Sezione presepiale (presepi napoletani)
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10 I giardini
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11 Altri progetti
La Reggia di Capodimonte si trova in via Miano 1 a Napoli all'interno dell'omonimo parco, in un edificio disegnato dall'architetto romano Antonio Canevari per Carlo di Borbone, re di Napoli.All'interno è ospitata le "Gallerie Nazionali di Capodimonte" che è una delle più importanti pinacoteche d'Italia. Le Gallerie custodiscono opere di: Giovanni Bellini, Sandro Botticelli, Caravaggio, Annibale Carracci, Artemisia Gentileschi, Francisco Goya, Simone Martini, Masaccio, Tiziano, ecc.La Reggia è circondata da giardini ben curati e ricchi di piante. Nel complesso museale sono presenti anche una casa di caccia e un museo delle ceramiche
Mergellina è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia. Si trova in riva al mare, ai piedi della collina di Posillipo. Celebrata nei secoli per la sua bellezza da pittori e poeti, è stata completamente modificata dalle colmate che hanno avanzato la linea costiera, nella seconda metà del XIX secolo.Dal porticciolo di Mergellina (un tempo di pescatori, oggi turistico) partono quotidianamente gli aliscafi per le isole del golfo.Mergellina è caratterizzata anche dalle rampe, sistemate dal vicerè Medina de Las Torres nel 1643, che salgono dal limite nord di piazza Sannazaro e prendono il nome dalla chiesa di Sant'Antonio a Posillipo, situata sulla loro sommità. Altri monumenti sono l'antica Fontana del Leone, lungo via Sannazaro, l'ottocentesca Fontana della Sirena e la chiesa di Santa Maria del Parto, fondata (su un podere avuto in dono da Federico d'Aragona) dal poeta Jacopo Sannazaro, ivi sepolto.
Posillipo (Pusilleco in napoletano) è un sobborgo residenziale collinare della città di Napoli, frazione fino al 1925 e solo da allora integrato amministrativamente come quartiere.Il suo nome deriva dal greco Pausilypon che letteralmente significa "pausa dal dolore", denominazione legata al panorama che si godeva anche duemila e cinquecento anni fa da questa zona di Napoli. Sulla punta di capo Posillipo si trova il Parco sommerso di Gaiola, istituito nel 2002 congiuntamente dai Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali, nelle acque che circondano gli isolotti della Gaiola, si estende dal porticciolo di Marechiaro alla Baia di Trentaremi, con finalità di protezione sia Archeologica che Ambientale. La collina di Posillipo è attraversata da tre strade principali quasi parallele: via Posillipo che corre parallela alla costa da Mergellina fino a capo Posillipo, via Francesco Petrarca (già "via Panoramica") in posizione più elevata con caratteristiche vedute sul golfo di Napoli e sul Vesuvio e via Alessandro Manzoni (già "via Patrizi").
Il Palazzo delle Arti di Napoli (anche conosciuto come PAN) è un museo della città di Napoli, ubicato nello storico Palazzo Carafa di Roccella in via dei Mille; ospita esposizioni di arte contemporanea nelle sue molteplici forme (pittura, scultura, fotografia, grafica, fumetto, scultura, design, video-art, cinema...)Il Comune di Napoli acquistò l'edificio e ne avviò il restauro nel 1984; nel 1998 ne stabilì la destinazione d'uso come Centro di Documentazione per le Arti Contemporanee, successivamente estesa anche all'attività espositiva. È stato inaugurato il 26 marzo 2005.La struttura ha una superficie di 6.000 m2 su tre piani con aree espositive, mediateca, spazi per attività didattiche, bookshop, caffetterie, terrazze. Chiaia (o Chiaja) è un quartiere che insieme al quartiere Posillipo e San Ferdinando forma la municipalità N. 1 del comune di Napoli.Sicuramente la Villa Comunale di Napoli (ex Villa Reale) è l'attrazione principale del quartiere. Consta di un enorme Cassa Armonica decorata con vetri colorati, l'acquario più antico d'Europa, la Casina Pompeiana, un congruo numero di statue di varie fatture e una grande mole di fontane e due spazi di esposizione in stile greco per mostre di arte moderna. Sono da citare gli innumerevoli chioschi che sorgono ai lati della villa e la vegetazione ricca di piante e alberi di forte interesse botanico.
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Scritto da carla
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Il Palazzo Reale di Napoli : le dimensioni sono quelle di una reggia, si affaccia maestoso sull'attuale Piazza del Plebiscito, fu costruito nel 1600 da Domenico Fontana[1], su commissione dell'allora viceré conte di Lemos. Esso avrebbe dovuto ospitare il re Filippo III di Spagna, atteso a Napoli con la sua consorte per una visita ufficiale che non avvenne mai. Il palazzo divenne la residenza dei viceré spagnoli e poi di quelli austriaci ed, in seguito, dei re di casa Borbone. Dopo l'Unità d'Italia fu eletta residenza napoletana dei sovrani di Casa Savoia.Durante gli anni 1806-1815 fu arricchito da Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte con decorazioni e arredamenti neoclassici, provenienti dalle Tuileries; fu danneggiato da un incendio nel 1837 e successivamente restaurato dal 1838 al 1858 per mano di Gaetano Genovese che ampliò e regolarizzò, senza stravolgerla, l'antica fabbrica.
La Piazza del Plebiscito di Napoli (già Largo di Palazzo o Foro Regio) fu per secoli uno slargo irregolare, dove si svolgevano le feste popolari attorno alle cosiddette macchine da festa, che venivano periodicamente innalzate da grandi architetti (famose quelle di Ferdinando Sanfelice e di Francesco Maresca).Solo dall'inizio del Seicento in poi fu gradatamente "regolarizzata", anche a causa della costruzione del nuovo Palazzo Reale, opera di Domenico Fontana. A questa graduale trasformazione si successero, dalla metà del Settecento in poi, degli interventi sempre più radicali, attuati dagli architetti che lavoravano sul vicino Palazzo Reale
Castel Nuovo, meglio noto come Maschio Angioino, è uno dei simboli della città di Napoli. Domina la scenografica piazza Municipio.Il castello è sede della Società napoletana di storia patria e del Comitato di Napoli dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, ospitato nei locali della SNSP. Nel complesso è situato anche il Museo civico della città di Napoli, cui pertengono la Cappella palatina e i percorsi museali del primo e secondo piano.La sua costruzione si deve all'iniziativa di Carlo I d’Angiò, che nel 1266, sconfitti gli Svevi, salì al trono di Napoli e Sicilia e stabilì il trasferimento della capitale da Palermo alla città partenopea.La presenza di una monarchia esterna aveva impostato l'urbanistica di Napoli intorno al centro del potere regale, costituendo un polo urbanistico alternativo, formato dal porto e dai due principali castelli ad esso adiacenti, Castel Capuano e Castel dell'Ovo. Tale rapporto tra corte regale e urbanistica cittadina si era manifestato già con Federico II, che nel XIII secolo, nello statuto svevo aveva concentrato le maggiori attenzioni sui castelli trascurando affatto le mura cittadine. Ai due castelli esistenti gli Angioini aggiunsero il principale, Castel Nuovo, che fu non solo fortificazione ma soprattutto la loro grandiosa reggia.
Il Museo archeologico nazionale di Napoli (MANN) è ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere che espone, principalmente quelle di epoca greco-romana. L'edificio che attualmente ospita il museo, la cui costruzione fu iniziata nel 1585, rappresenta anche una rilevante testimonianza architettonica: infatti è uno dei maggiori palazzi monumentali di Napoli.Il Museo è costituito da tre-quattro nuclei principali: la Collezione Farnese (costituita da reperti provenienti da Roma e dintorni); le collezioni pompeiane (reperti provenienti da Pompei, Ercolano, Stabiae ed altri siti antichi dell'area vesuviana, facenti parte soprattutto delle collezioni borboniche); altri reperti facenti parte di collezioni minori acquisite o donate al museo (p.es. la collezione Borgia, la Santangelo, la Stevens, la Spinelli, ecc.); infine reperti provenienti da scavi effettuati nell'area di competenza della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta (sezione Preistorica, Cumana, Pithecusae, Neapolis, ecc.) di cui il Museo fa parte.
Spaccanapoli è un'arteria viaria del centro storico di Napoli ed è una delle vie piu animate della città.Il nome deriva dal fatto che divide nettamente la città tra il nord e il sud seguendo l'antico tracciato del decumano inferiore (il più vicino al mare) del sistema di decumani e cardini del Centro Antico. Il decumano centrale (Via dei Tribunali) e quello superiore (Via dell'Anticaglia) non hanno mantenuto l'intero sviluppo dell'epoca greco-romana, a seguito di successivi interventi urbanistici.Spaccanapoli si suddivide in tre spezzoni:Via Pasquale Scura che parte dalla cima dei Quartieri Spagnoli;Le vie San Biagio dei Librari e Benedetto Croce che corrispondono all'antico tracciato viario di epoca romana e greca;Una parte di Forcella.
Il centro storico decumani dove è sorta Neapolis. In quest'ultimo in particolare, sono presenti obelischi, monasteri, chiostri, circa 30 musei, le note vie del presepe, catacombe, scavi archeologici all'aperto e sotterranei con resti romani e greci compreso l'anzidetto teatro, statue e bassorilievi, fregi monumentali, colonne medievali a reggere antichi palazzi storici. Il centro storico di Napoli, inoltre, è caratterizzato dalle sue chiese (più di 300) con il relativo tesoro artistico contenuto al loro interno (fra i principali: Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sammartino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago), nonché sepolcri e tombe dei governanti che si sono susseguiti a capo della città durante i secoli.
Il Castel dell'Ovo (Castrum Ovi, in latino), dopo il Castel Capuano è il più antico della città di Napoli ed è uno degli elementi che spiccano maggiormente nel celebre panorama del Golfo.Il suo nome deriva da un'antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio - che nel medioevo era considerato anche un mago - nascose nelle segrete dell'edificio un uovo che mantenesse in piedi l'intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli.Il castello sorge sull'isolotto di tufo di Megaride (greco: Megaris), propaggine naturale del monte Echia, che era unito alla terraferma da un sottile istmo di roccia. Si ritiene che sia stato quello il punto d'approdo dei cumani che, giunti nel VII secolo a.C., avrebbero fondato il primo nucleo di Palepoli, la futura Napoli.
Mergellinaè una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia. Si trova in riva al mare, ai piedi della collina di Posillipo. Celebrata nei secoli per la sua bellezza da pittori e poeti, è stata completamente modificata dalle colmate che hanno avanzato la linea costiera, nella seconda metà del XIX secolo.Dal porticciolo di Mergellina (un tempo di pescatori, oggi turistico) partono quotidianamente gli aliscafi per le isole del golfo.Mergellina è caratterizzata anche dalle rampe, sistemate dal vicerè Medina de Las Torres nel 1643, che salgono dal limite nord di piazza Sannazaro e prendono il nome dalla chiesa di Sant'Antonio a Posillipo, situata sulla loro sommità. Altri monumenti sono l'antica Fontana del Leone, lungo via Sannazaro, l'ottocentesca Fontana della Sirena e la chiesa di Santa Maria del Parto, fondata (su un podere avuto in dono da Federico d'Aragona) dal poeta Jacopo Sannazaro, ivi sepolto.
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Scritto da dago
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I campi flegrei in 1 giorno
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arte e archeologia
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Pozzuoli
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Rione Terra (Pozzuoli)
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Pozzuoli era in origine uno scalo commerciale cumano, la città vera e propria fu fondata nel 528 a.C. da un gruppo di esuli sami, con il nome di Dicearchia (cioè giusto governo)Nel 421 a.C. passò in mano ai sanniti. Dopo la conquista romana della Campania (228 a.C.), Puteoli (o Puteolos) (così ribattezzata per via delle numerosi sorgenti di acque termo-minerali) cominciò ad acquistare importanza e il suo porto divenne fondamentale per gli scambi commerciali dell'epoca. Nel 194 a.C. Pozzuoli divenne una colonia romana e da quel momento la sua importanza crebbe sempre più, perché i romani ne fecero il loro porto principale . La collegarono con un'ottima rete stradale all'Urbe e alle città più importanti della Campania, mentre tutte le più fiorenti città marittime dell'Oriente vi impiantarono stazioni commerciali. Furono costruiti mirabili monumenti come l'Anfiteatro Flavio, il Tempio di Serapide, lo Stadio di Antonino Pio, l'Anfiteatro Minore e il Tempio di Augusto. Il declino della città iniziò nel 70 d.C. circa, con l'apertura del porto di Ostia, voluto da Claudio e terminato da Nerone.Il graduale sprofondamento del litorale, causato dal bradisismo, costrinse gli abitanti a lasciare, verso la fine del V secolo, la parte bassa della città e a stabilirsi sull'altura (attuale Rione Terra), che fu cinta di mura e diventò così il castro puteolano. Agli inizi del XVI secolo, Pozzuoli fu sconvolta da scosse telluriche e dal bradisismo. I puteolani, atterriti da tale fenomeno, cominciarono a stabilirsi al di fuori delle mura, sino a formare presso il mare un borgo, costituito da piccole case di pescatori.Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1538, un terremoto distrusse, tra il lago d'Averno ed il monte Barbaro, il villaggio di Tripergole. La terra si aprì ed eruttò tanto materiale da formare una collinetta, che in seguito fu chiamata Monte Nuovo.Durante la Seconda guerra mondiale, la città fu presa particolarmente di mira dai bombardamenti alleati, a causa del porto (che riforniva di carburante le navi da guerra), dello stabilimento Ansaldo (che produceva artiglierie) e per l'importante linea ferroviaria Napoli-Roma (che l'attraversava).La città antica, il cosiddetto Rione Terra è stato abbandonato a seguito dei moti bradisismici degli anni settanta ed è da ormai molti anni in fase di restauro. Oggi è possibile visitare gran parte dei sotterranei e una parte in superficie. Nel XVI secolo il viceré del Regno di Napoli, Don Pedro de Toledo vi costruì i suoi palazzi. La città è costruita intrecciando vecchio e nuovo. Fra i palazzi ricostruiti dopo il conflitto mondiale si possono trovare favolose strutture antiche
Baia (l'antica Baiae) è una frazione del comune di Bacoli, in provincia di Napoli, nell'area dei Campi Flegrei.Il suo golfo, racchiuso tra i rilievi di Punta Lanterna a sud (su cui è posto il Castello Aragonese) e Punta Epitaffio a nord, non è altro che un antico cratere vulcanico, risalente a circa 8.400 anni fa e conservatosi solo per metà, essendo la sua parte ad oriente sprofondata o del tutto erosa dal mare.Centro campano sede del più grande impianto della regione per la depurazione di molluschi, la fama di Baia è legata soprattutto alla presenza di resti archeologici di notevole valore storico ed artistico.Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, un compagno di Ulisse, che qui fu sepolto. In epoca romana, come testimoniato dalle ricche ville, fu luogo di riposo e di villeggiatura frequentato da patrizi romani. la località era infatti famosa per le sue calde acque termali, ricercate per lusso e per la cura delle malattie . Rimane oggi soltanto quella che allora era la parte collinare della città, trovandosi la rimanente sotto il livello del mare, sprofondata a causa di fenomeni bradisismici.Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 1941, rivelano una stratificazione di costruzioni, ville e complessi termali, appartenenti ad un periodo storico che interessa la tarda età repubblicana e le età augustea, adrianea e severa. Tra i resti più significativi sono da segnalare alcune strutture voltate a cupola come il grande Tempio di Diana, il Tempio di Mercurio e quello di Venere. In realtà si tratta in ogni caso di strutture termali e non di luoghi di culto, per i quali però è sopravvissuta la denominazione popolare; ad esempio, il Tempio di Diana in origine definiva un grande ambiente dove venivano raccolti i vapori provenienti proprio dal terreno sottostante ed era caratterizzato da una colossale cupola ogivale, oggi crollata per metà.Completamente sommerso dalle acque è invece il ninfeo dell'imperatore Claudio, le cui opere scultoree sono state però trasferite nel Museo archeologico dei Campi Flegrei allestito nel Castello AragoneseL'abbassamento del suolo al di sotto del livello del mare, a causa del bradisismo, pare essersi verificato in due momenti separati: un primo momento tra il III ed il V secolo d.C., ancora in epoca tardo imperiale, che fu seguito da una più consistente invasione marina qualche secolo dopo. Baia sarebbe stata in gran parte fagocitata dal mare verso il VII - VIII secolo d.C..
Cuma (in latino Cumae) si trova in Campania nell'area vulcanica dei Campi Flegrei. Il nome deriva dal nome greco Kýmê (Κύμη), che secondo alcuni significa "onda", forse facendo riferimento alla forma della penisola su cui si trova. Il territorio dove sorse questa colonia greca, fu abitato fin dall’età preistorica e protostorica. Fra tutte le colonie elleniche della Magna Grecia, Cuma posta sul litorale campano di fronte all'isola di Ischia, era una delle più antiche e più lontane dalla madrepatria. Attualmente Cuma è una frazione del comune di Bacoli.In linea di massima si pensa che sia stata fondata intorno al 740 a.C., anche se la più antica documentazione archeologica risale al 725-720 a.C. Secondo la leggenda, i fondatori di Cuma furono gli Eubei di Calcide, che sotto la guida di Ippocle di Cuma (è dibattuto se si sia trattato di Cuma euboica o di Cuma eolica) e Megastene di Calcide, scelsero di approdare in quel punto della costa perché attratti dal volo di una colomba o secondo altri da un fragore di cembali.Tali fondatori trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana. Pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico proprio sullo sfruttamento della terra ed estesero il loro territorio contro le mire dei popoli confinanti.Tante furono le battaglie che i Cumani combatterono per difendere la propria terra dagli attacchi degli Etruschi di Capua, degli Aurunci e dalle popolazioni interne della Campania.Col passare del tempo, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale campano fino a Punta Campanella, raggiungendo il massimo della sua potenza. La riscossa dei popoli confinanti, però non si lasciò attendere a lungo, infatti nel 524 a.C. gli Etruschi di Capua formarono una lega con altre popolazioni, per conquistare Cuma ed espandersi sia territorialmente che commercialmente. Lo scontro si risolse favorevolmente per i Cumani, grazie anche all'abilità strategica del tiranno Aristodemo detto Màlaco.Dopo questa battaglia ne seguirono altre due vittoriose per i Cumani, una prima accanto ai Latini ad Aricia contro gli Etruschi ed una seconda nel 474 a.C. al fianco dei Siracusani i quali avevano inviato la loro flotta sempre contro gli Etruschi, riuscendo definitivamente a cacciarli dalla Campania. Scontro ricordato come battaglia di Cuma. Le gloriose vittorie della colonia ne avevano accresciuto il prestigio, tanto che a quanto riferisce Diodoro Siculo, col nome di 'campagna di Cuma' si soleva indicare tutta la regione dei Campi Flegrei. La fortuna di Cuma non resisté a lungo poiché, intorno al 421 a.C., soccomberono all'avanzata dei Campani che la conquistarono
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da non perdere | I campi flegrei in 3 giorni | arte e archeologia |
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Museo Archeologico dei Campi Flegrei(Bacoli) | Pozzuoli | Anfiteatro di Pozzuoli |
Castello di Baia | Baia | Antro della Sibilla (Cuma) |
Parco Archeologico di Cuma | Cuma | Casino Reale (lago Fusaro) |
Rione Terra (Pozzuoli) | Solfatara | Museo Archeoogico Dei Campi Flegrei(Bacoli) |
| Laghi di Averna e Lucrino | Parco Archeologico di Baia |
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| Parco Archeologico di Cuma |
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| Rione Terra (Pozzuoli) |
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Pozzuoli era in origine uno scalo commerciale cumano, la città vera e propria fu fondata nel 528 a.C. da un gruppo di esuli sami, con il nome di Dicearchia (cioè giusto governo)Nel 421 a.C. passò in mano ai sanniti. Dopo la conquista romana della Campania (228 a.C.), Puteoli (o Puteolos) (così ribattezzata per via delle numerosi sorgenti di acque termo-minerali) cominciò ad acquistare importanza e il suo porto divenne fondamentale per gli scambi commerciali dell'epoca. Nel 194 a.C. Pozzuoli divenne una colonia romana e da quel momento la sua importanza crebbe sempre più, perché i romani ne fecero il loro porto principale . La collegarono con un'ottima rete stradale all'Urbe e alle città più importanti della Campania, mentre tutte le più fiorenti città marittime dell'Oriente vi impiantarono stazioni commerciali. Furono costruiti mirabili monumenti come l'Anfiteatro Flavio, il Tempio di Serapide, lo Stadio di Antonino Pio, l'Anfiteatro Minore e il Tempio di Augusto. Il declino della città iniziò nel 70 d.C. circa, con l'apertura del porto di Ostia, voluto da Claudio e terminato da Nerone.Il graduale sprofondamento del litorale, causato dal bradisismo, costrinse gli abitanti a lasciare, verso la fine del V secolo, la parte bassa della città e a stabilirsi sull'altura (attuale Rione Terra), che fu cinta di mura e diventò così il castro puteolano. Agli inizi del XVI secolo, Pozzuoli fu sconvolta da scosse telluriche e dal bradisismo. I puteolani, atterriti da tale fenomeno, cominciarono a stabilirsi al di fuori delle mura, sino a formare presso il mare un borgo, costituito da piccole case di pescatori.Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1538, un terremoto distrusse, tra il lago d'Averno ed il monte Barbaro, il villaggio di Tripergole. La terra si aprì ed eruttò tanto materiale da formare una collinetta, che in seguito fu chiamata Monte Nuovo.Durante la Seconda guerra mondiale, la città fu presa particolarmente di mira dai bombardamenti alleati, a causa del porto (che riforniva di carburante le navi da guerra), dello stabilimento Ansaldo (che produceva artiglierie) e per l'importante linea ferroviaria Napoli-Roma (che l'attraversava).La città antica, il cosiddetto Rione Terra è stato abbandonato a seguito dei moti bradisismici degli anni settanta ed è da ormai molti anni in fase di restauro. Oggi è possibile visitare gran parte dei sotterranei e una parte in superficie. Nel XVI secolo il viceré del Regno di Napoli, Don Pedro de Toledo vi costruì i suoi palazzi. La città è costruita intrecciando vecchio e nuovo. Fra i palazzi ricostruiti dopo il conflitto mondiale si possono trovare favolose strutture antiche
Baia (l'antica Baiae) è una frazione del comune di Bacoli, in provincia di Napoli, nell'area dei Campi Flegrei.Il suo golfo, racchiuso tra i rilievi di Punta Lanterna a sud (su cui è posto il Castello Aragonese) e Punta Epitaffio a nord, non è altro che un antico cratere vulcanico, risalente a circa 8.400 anni fa e conservatosi solo per metà, essendo la sua parte ad oriente sprofondata o del tutto erosa dal mare.Centro campano sede del più grande impianto della regione per la depurazione di molluschi, la fama di Baia è legata soprattutto alla presenza di resti archeologici di notevole valore storico ed artistico.Secondo la leggenda, il suo nome deriva da Bajos, un compagno di Ulisse, che qui fu sepolto. In epoca romana, come testimoniato dalle ricche ville, fu luogo di riposo e di villeggiatura frequentato da patrizi romani. la località era infatti famosa per le sue calde acque termali, ricercate per lusso e per la cura delle malattie . Rimane oggi soltanto quella che allora era la parte collinare della città, trovandosi la rimanente sotto il livello del mare, sprofondata a causa di fenomeni bradisismici.Gli importanti resti archeologici, sottoposti a intense campagne di scavo dal 1941, rivelano una stratificazione di costruzioni, ville e complessi termali, appartenenti ad un periodo storico che interessa la tarda età repubblicana e le età augustea, adrianea e severa. Tra i resti più significativi sono da segnalare alcune strutture voltate a cupola come il grande Tempio di Diana, il Tempio di Mercurio e quello di Venere. In realtà si tratta in ogni caso di strutture termali e non di luoghi di culto, per i quali però è sopravvissuta la denominazione popolare; ad esempio, il Tempio di Diana in origine definiva un grande ambiente dove venivano raccolti i vapori provenienti proprio dal terreno sottostante ed era caratterizzato da una colossale cupola ogivale, oggi crollata per metà.Completamente sommerso dalle acque è invece il ninfeo dell'imperatore Claudio, le cui opere scultoree sono state però trasferite nel Museo archeologico dei Campi Flegrei allestito nel Castello AragoneseL'abbassamento del suolo al di sotto del livello del mare, a causa del bradisismo, pare essersi verificato in due momenti separati: un primo momento tra il III ed il V secolo d.C., ancora in epoca tardo imperiale, che fu seguito da una più consistente invasione marina qualche secolo dopo. Baia sarebbe stata in gran parte fagocitata dal mare verso il VII - VIII secolo d.C..
Cuma (in latino Cumae) si trova in Campania nell'area vulcanica dei Campi Flegrei. Il nome deriva dal nome greco Kýmê (Κύμη), che secondo alcuni significa "onda", forse facendo riferimento alla forma della penisola su cui si trova. Il territorio dove sorse questa colonia greca, fu abitato fin dall’età preistorica e protostorica. Fra tutte le colonie elleniche della Magna Grecia, Cuma posta sul litorale campano di fronte all'isola di Ischia, era una delle più antiche e più lontane dalla madrepatria. Attualmente Cuma è una frazione del comune di Bacoli.In linea di massima si pensa che sia stata fondata intorno al 740 a.C., anche se la più antica documentazione archeologica risale al 725-720 a.C. Secondo la leggenda, i fondatori di Cuma furono gli Eubei di Calcide, che sotto la guida di Ippocle di Cuma (è dibattuto se si sia trattato di Cuma euboica o di Cuma eolica) e Megastene di Calcide, scelsero di approdare in quel punto della costa perché attratti dal volo di una colomba o secondo altri da un fragore di cembali.Tali fondatori trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana. Pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico proprio sullo sfruttamento della terra ed estesero il loro territorio contro le mire dei popoli confinanti.Tante furono le battaglie che i Cumani combatterono per difendere la propria terra dagli attacchi degli Etruschi di Capua, degli Aurunci e dalle popolazioni interne della Campania.Col passare del tempo, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale campano fino a Punta Campanella, raggiungendo il massimo della sua potenza. La riscossa dei popoli confinanti, però non si lasciò attendere a lungo, infatti nel 524 a.C. gli Etruschi di Capua formarono una lega con altre popolazioni, per conquistare Cuma ed espandersi sia territorialmente che commercialmente. Lo scontro si risolse favorevolmente per i Cumani, grazie anche all'abilità strategica del tiranno Aristodemo detto Màlaco.Dopo questa battaglia ne seguirono altre due vittoriose per i Cumani, una prima accanto ai Latini ad Aricia contro gli Etruschi ed una seconda nel 474 a.C. al fianco dei Siracusani i quali avevano inviato la loro flotta sempre contro gli Etruschi, riuscendo definitivamente a cacciarli dalla Campania. Scontro ricordato come battaglia di Cuma. Le gloriose vittorie della colonia ne avevano accresciuto il prestigio, tanto che a quanto riferisce Diodoro Siculo, col nome di 'campagna di Cuma' si soleva indicare tutta la regione dei Campi Flegrei. La fortuna di Cuma non resisté a lungo poiché, intorno al 421 a.C., soccomberono all'avanzata dei Campani che la conquistarono
L'area del comune di Bacoli è di origine vulcanica. Appartiene al sistema dei Campi Flegrei e si è formata nell'ultima fase eruttiva chiamata "Terzo Periodo Flegreo". In particolare la zona dove sorge la cittadina è caratterizzata da un allineamento di sette vulcani, disposti su di un unico asse, formato dai crateri e resti di crateri di:Tre vulcani più antichi che si datano fra i 35.000 e i 10.500 anni fa: 1) Capo Miseno; 2) Porto di Miseno (i cui bordi residui sono riconoscibili nel lungo isolotto di Punta Pennata e di fronte ad essa nelle due punte di Punta Terone e Punta della Sarparella); 3) tutto il rilievo che caratterizza il centro antico di Bacoli, da Punta del Poggio e Piscina Mirabile fino a Centocamerelle. Verso nord, fuori dal paese, un po' distanziati dai precedenti ma sempre sullo stesso allineamento, abbiamo gli altri quattro vulcani, più recenti, che si datano fra i 10.500 e gli 8.000 anni fa: 4) e 5) i due crateri chiamati Fondi di Baia (sull'orlo di uno dei quali è posto il Castello Aragonese di Baia e risale la strada provinciale che da Pozzuoli porta a Bacoli); 6) il Golfo di Baia che ha quasi del tutto smantellato il 7), un altro vulcano i cui bordi e rilievi residui si riconoscono in Punta Epitaffio e nel costone roccioso di tufo giallo che guarda verso Lucrino
La Solfatara di Pozzuoli è uno dei 40 vulcani che costituiscono i Campi Flegrei. Si trova a circa 3 km dal centro della città di Pozzuoli.Si tratta del cratere di un antico vulcano estinto, in cui permangono fumarole d'anidride solforosa, micro fratture del terreno, getti di fango bollente ed un'elevata temperatura del suolo. (Formazioni analoghe si rinvengono anche in altre regioni vulcaniche del mondo e hanno preso dalla Solfatara di Pozzuoli il nome generico di solfatare.)L'ultima eruzione della Solfatara risalirebbe al 1198. A seguito delle crisi bradisismiche del 1970-1972 e 1982-1984, l’attività della Solfatara - che rappresenta un certo pericolo per le circostanti aree urbanizzate - è sorvegliata da una rete di strumenti, che fanno del vulcano un laboratorio naturale di studi geologici. Attualmente la Solfatara è un vulcano allo stato quiescente, tipico esempio di vulcano in fase solfatarica, noto per le sue fumarole (emissioni di vapore acqueo, di vapori sulfurei, di anidride solforosa che depositano zolfo, solfuri, arseniuri, ecc.); le mofete (emissioni di anidride carbonica); le sorgenti di acque minerali; ed infine i getti di fango bollente che formano i caratteristici piccoli vulcanetti di fango. È inoltre responsabile del fenomeno del bradisismo, il ciclico innalzamento o abbassamento del suolo riscontrabile in tutta l’area flegrea e nel golfo di Pozzuoli.
Il lago d'Averno (Laco d'Avierno in napoletano) è un lago vulcanico che si trova a Pozzuoli, nei pressi di Cuma, in Campania. Esso prese nome da una oscura e profonda voragine (attualmente non identificata) presente nelle sue vicinanze ed emanante vapori sulfurei la quale, secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba, regno del dio Plutone. Per tal motivo gl'inferi romani (l'Ade greco) si chiamano anche Averno.Infatti anche il poeta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide colloca vicino a tale lago l'ingresso mistico agli Inferi dove l'eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238). Il nome latino Avernus deriva dalla lingua greca ed etimologicamente significa "senza uccelli" poiché gli uccelli che volavano sopra tale voragine morivano a causa delle sue esalazioni sulfuree
Il Lago di Lucrino è un bacino naturale della Campania, situato sulla costa dei Campi Flegrei, a poca distanza dal Lago d'Averno. Si è formato in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che, apportando progressivamente della sabbia, ha col tempo chiuso un'insenatura naturale con un istmo Il nome Lucrino deriva dal latino lucrum (lucro, guadagno, profitto) per gli allevamenti di pesci e soprattutto di ostriche che intorno all'anno 90 a.C. vi aveva installato il senatore romano Sergio Orata, divenendo in breve tempo uno degli uomini più ricchi dell'epoca.Nel I secolo a.C. a causa del moto bradisismico discendente, irrompendo le onde del mare nel lago e danneggiandone gli impianti, gli allevatori richiesero al Senato Romano di intervenire; le opere di restauro e di soprelevazione dell'istmo che separava il lago dal mare (Via Herculea) furono realizzate da Giulio Cesare, e magnificate da Virgilio.Gli allevamenti di pesci ed ostriche, molto redditizi, proseguirono per tutto il periodo dell'impero romano, come attestano le famose fiaschette vitree puteolane di IV secolo, sulle cui pareti sono rappresentati i principali monumenti della costa che va da Pozzuoli fino a Miseno. In modo particolare le fiaschette conservate a New York, Varsavia ed Ampurias mostrano gli impianti di allevamento delle ostriche quali reticoli di palafitte realizzati con pali lignei, ai quali sono sospesi delle corde che - come delle collane - presentano infilate delle ostriche; la scritta OSTRIARIA che vi è associata, non lascia ombra di dubbio su quanto vi è rappresentato
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Creato: Domenica, 18 Gennaio 2009 18:34
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Scritto da Super User
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SPACCANAPOLI
Il nome deriva dal fatto che divide nettamente la città tra il nord e il sud seguendo l'antico tracciato del decumano inferiore (il più vicino al mare) del sistema di decumani e cardini del Centro Antico. Il decumano centrale (Via dei Tribunali) e quello superiore (Via dell'Anticaglia) non hanno mantenuto l'intero sviluppo dell'epoca greco-romana, a seguito di successivi interventi urbanistici.
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Creato: Sabato, 25 Ottobre 2008 10:49
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Scritto da dago
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Chi dice Vesuvio,dice Campania. A Muntagna è il nome con cui i napoletani chiamano il vulcano piu' famoso del mondo
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